Attività Manutentiva

ATTIVITA'  MANUTENTIVA

ATTIVITA’ MANUTENTIVA SU APPARECCHIATURA BIOMEDICA


Per attività di manutenzione preventiva si intendono le procedure periodiche di verifica, controllo, messa a punto, sostituzione parti di ricambio e parti soggette ad usura, atte a prevenire i guasti qualora questi siano prevedibili - ed a mantenere in condizioni di adeguata funzionalità le apparecchiature oggetto del contratto di manutenzione.

Tutte le procedure di manutenzione preventiva vengono eseguite secondo quanto raccomandato dal produttore e riportato nei manuali di servizio e d’uso.

Di tali attività devono far parte la verifica periodica della rispondenza dell'apparecchiatura alle specifiche di funzionamento previste dal costruttore. L ’attività di manutenzione preventiva deve essere adeguatamente registrata.


 



VERIFICHE DI SICUREZZA ELETTRICA  SU APPARECCHIATURA ELETTROMEDICALE


Le Verifiche Periodiche di Sicurezza Elettrica devono essere eseguite, al fine di valutare il livello di rischio elettrico associato alle apparecchiature funzionanti e quotidianamente utilizzate dagli operatori sui pazienti.


IEC 62353 (CEI 62-148)


Si applica agli apparecchi Elettromedicali conformi alla norma CEI 62-5, prima della messa in servizio, durante le operazioni di manutenzione, ispezione, assistenza e riparazione, oppure durante le verifiche periodiche effettuate per valutare la sicurezza degli apparecchi Elettromedicali.


La verifica di sicurezza elettrica e delle emissioni deve essere fatta SEMPRE ogni volta che l’apparecchio viene riparato e deve essere rilasciato dalla ditta che ha effettuato la riparazione il documento (con espressi valori numerici) relativo alle misurazioni effettuate dopo l’intervento per garantire che l’apparecchio sia:

SICURO dal punto di vista elettrico

TERAPEUTICAMENTE EFFICENTE  (secondo i parametri previsti da varie norme particolari).


A differenza della precedente guida, la nuova norma IEC 62353, richiede che la valutazione della sicurezza dell’apparecchio Elettromedicale sia effettuata da persone che:

abbiano un’adeguata esperienza nelle attività elettriche e elettroniche

abbiano seguito corsi di aggiornamento periodico sulle normative particolari che regolano le varie tipologie di apparecchi elettromedicali

conoscano la normativa che va ad applicare.


I risultati di queste misure rappresentano il “valore di riferimento” da riportare nella documentazione, insieme al metodo di misura utilizzato come riferimento (diretto, alternativo, differenziale).


La nuova norma definisce come fare l’analisi visiva dell’apparecchio Elettromedicale in modo da poter scegliere (e quindi rendere ripetitivo in seguito) il metodo adeguato di analisi (appunto diretto, alternativo, differenziale). I metodi di misura descritti si scelgono in base alle caratteristiche tecniche dell’apparecchio in esame.


Il tecnico dovrà essere in grado di effettuare un’analisi del rischio secondo i criteri appresi ai corsi di aggiornamento, analisi che tempo fa erano molto superficiali. Quelle che con la CEI 62-5 venivano indicate come “parti applicate al paziente” ora si chiamano “parti di contatto”.


Si definiscono “parti applicate” i moduli che riportano il simbolo di “TIPO” (B, BF, CF). Ad esempio, con la CEI 62-5 il tecnico definiva un apparecchio per elettroterapia a due canali classico una macchina con le seguenti caratteristiche:

classe 1

tipo BF

parti applicate (i quattro elettrodi applicati al paziente).


Ora con la CEI 62-148 l’apparecchio avrà le seguenti caratteristiche:

classe 1

tipo BF

una parte applicata (poiché sull’apparecchio è apposto un solo simbolo identificativo)

due funzioni (dato che l’apparecchio eroga su due canali indipendenti)

5 punti di contatto (i quattro elettrodi + l’involucro poiché per l’analisi del rischio bisogna considerare l’involucro un punto involontario di contatto).


Questo fa sì che i collegamenti tra l’apparecchio Elettromedicale in esame e l’apparecchio analizzatore applicando la nuova norma, siano diversi rispetto i collegamenti che si facevano applicano la CEI 62-5:

la misura della resistenza di massa avviene applicando un valore di corrente diverso dai classici 25A

nei documenti consegnati deve comparire una check list di analisi visiva con riferimento di esito (PASS o NOT PASS) di alcune caratteristiche dell’apparecchio (ad esempio, presenza fusibili di rete, presenza etichetta CE, etc.).



 

A tale proposito è possibile documentarsi o scaricare  documentazione dal sito ufficiale del ministero della salute che fa chiarezza su questo argomento.


http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1238_allegato.pdf

Ministero del lavoro Sicurezza dei pazzienti

Norma Italiana CEI EN 62353

RICONDIZIONAMENTO BATTERIE

SERVIZIO DI RICONDIZIONAMENTO BATTERIE

Spesso ci domandiamo: “meglio far scaricare del tutto la batteria prima di ricaricarla, oppure ricaricare la batterie quando c’è ancora un po’ di carica residua?”

Tale domanda non solo è lecita ma anche intelligente!

Alcuni tipi di batterie ricaricabili sono suscettibili ai danni dovuti alla scarica completa (per esempio, le batterie ricaricabili al piombo o agli ioni di litio) così, per allungare la durata della vita della batteria ricaricabile è opportuno non far scaricare mai del tutto il dispositivo.


Altri tipi di batterie ricaricabili, al contrario di quelle agli ioni di litio, sono sensibili al cosiddetto “effetto memoria”, anche conosciuto come lazy battery. In questo caso la batterie deve essere ricaricata solo quando si sarà scaricata completamente onde evitare un rapido degrado delle prestazioni.


L'effetto memoria


Le batterie ricaricabili Ni-Cd, così anche come (sebbene in misura inferiore) le Ni-MH, hanno un bruttissimo difetto congenito: se ricaricate prima della loro scarica completa, sembra come se si ‘ricordino’ il punto in cui le si ha caricate. Direte voi: ‘OK, che problema c’è?’.

Il problema è che se si ricarica una batteria, diciamo mentre è ancora piena al 60%, l’accumulatore si ‘ricorderà’ tale percentuale di carica e anche se ricarichiamo, non riusciremo mai ad effettuare una ricarica del 100% pieno… Perché quel 40% che mancava alla batteria per ricaricarsi completamente, verrà sistematicamente ignorato.

È un gran bel problema!

Ma perché avviene ciò?

In sintesi, senza riempirvi la testa di fisica nucleare: perché i cristalli di cadmio che costituiscono uno dei due elementi principali della batteria, aumentano di dimensione, in proporzione al loro livello di ossidazione. È detta molto semplice, e forse anche non tecnicamente corretta, ma così succede.

A volte i cristalli, che hanno già di per sé stessi la peculiarità di aggregarsi spontaneamente, crescono e si aggregano così tanto che rompono il separatore tra catodo-anodo e cortocircuitano la batteria.

Questo è raro, va detto, ma può succedere. Molto più frequentemente, comunque, i cristalli crescono fino ad un certo punto, che corrisponde, guarda caso, al livello di ossidazione del catodo: ovvero, la percentuale di scarica della batteria. I cristalli rimangono quindi così, di dimensioni non regolari, anche quando si tenta di ricaricare l’accumulatore… Che quindi non riuscirà a riempire di nuovo tutte le celle al 100%.

Questo è davvero un bel problema perché, alla lunga, la percentuale di cristalli cresciuta di dimensione abnorme diverrà talmente alta che renderà l’utilizzo della batteria impossibile.

Per ovviare a questa sciagura, c’è poco da fare: serve scaricare completamente la batteria, e solo poi ricaricarla.

Infatti molti caricatori delle Ni-Cd e delle Ni-MH, hanno anche l’opzione ‘scaricatore’, che sarebbe sempre bene utilizzare prima di eseguire una nuova carica.

Il difetto dell’effetto memoria è stato uno dei motivi per cui, gradualmente, le batterie Ni-Cd (e, in differente misura, le Ni-MH) sono state abbandonate come accumulatori dei telefoni, smarphone e laptop, a favore delle ioni di litio e derivate.

Sarebbe infine da sottolineare come, nelle Ni-MH, al contrario delle Ni-Cd, l'effetto memoria sia reversibile: bastano un paio di cicli di carica-scarica completi (molti caricabatterie moderni, hanno un'apposita funzione che permette questo).




Tester per batterie e registratore dati IBT330


Tester per batterie per misurare la resistenza interna, la tensione a circuito aperto e la temperatura dei terminali di batterie ricaricabili (celle secondarie), comprese le batterie al piombo, al nickel-cadmio, agli ioni di litio e al nickel metal idrato.


Misurazione di resistenza interna, tensione, corrente e temperatura

La funzione di comparazione confronta i valori rilevati della batteria con i valori di soglia superiore e inferiore preimpostati dall'utente

Memoria dati continua e manuale

Adattatore a morsetto per le misurazioni di corrente in c.c.

0 - 1200 AH di capacità batteria